Giorno 41


 

Finalmente! Devono aver pagato il mio riscatto, perché è ricomparsa la gabbia con cui mi hanno imprigionato. Anche se sembra essere diventata più piccola, ci entro comunque.

Arriva il pomeriggio e, dopo interminabili ore di attesa, chiudono finalmente le finestre, aprono la gabbia e cercano di farmi entrare. Non fa più così caldo come qualche giorno fa, e non accendono nemmeno la macchina del freddo. Entro rapidamente, ho fretta, e mi sistemo.

Una volta nel mostro da trasporto, inizio a divertirmi scocciandoli con il mio dolce canto. Non voglio far vedere che sono felice. A un certo punto, durante una curva, il solito rapitore imbranato sbaglia qualcosa e la mia gabbia si ribalta. Protesto ferocemente, ma lui non si ferma subito, continuando per un po'. Chiederò i danni per queste vessazioni! Mi raddrizzano, ma, hop! Mi ribalto di nuovo. Stavolta però la gabbia ritorna al suo posto da sola. Decido di non dormire, voglio imparare la strada! L'ultima volta ero sicura che mi avrebbero riportata a casa, ma questa volta, visto il caos, è meglio che controlli personalmente.

Ad un certo punto vedo strade familiari, ma... no! Mi riportano dalla mia dottoressa personale, e non a casa. Stavolta trovano subito l'ambulatorio, e non ci sono altri pazienti con i loro servi al seguito. Dopo una breve attesa, entriamo dalla dottoressa, che, come sempre, è gentile. Mi fa un prelievo di sangue e un’altra puntura. Mi controlla anche il peso: sono ben 2 chili, una gatta atletica e in gran forma! Mi permette anche di esplorare un po’ l’ambulatorio. C'è una gabbia sotto al tavolo di lavoro… chissà cosa fanno lì dentro.

Quando stiamo per andare via, mi prende di sorpresa e… mi taglia i preziosi artigli. Le mie unghiette non ci sono più, e non potrò farli sanguinare giocando…

Finalmente sembra che torniamo a casa. Mi ricaricano in macchina, ma... di nuovo sbagliano strada! Assurdo! Ma stavolta sono pronta: con un’abile mossa, apro la gabbia che loro pensavano inespugnabile e cerco di prendere il comando. Ho studiato bene come funziona: usano i piedi per controllare il mostro! Una volta libera, cerco di prendere il controllo, ma il manigoldo è più veloce. Ferma il mostro, mi cattura e mi rimette nella gabbia. Ripartiamo, e io continuo a protestare che stanno sbagliando strada.

Alla fine mi ritrovo nella solita prigione. Ma io non mi arrendo. Ho imparato la strada, e se fuggo potrò tornare a casa… almeno, spero. La dottoressa mi deve aver drogata, perché mi sento un po’ intontita, e le mie unghiette non ci sono più. Ma non importa, ho ancora i miei dentini per difendermi. E state certi che non gli renderò la vita facile!

Commenti